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C’era un gran bisogno di Rousseau

Quando ci si rivede la prima volta, dopo quella che in molti definiscono “l’interminabile” pausa post turni estivi, è questo che spesso ci si dice: prima qualche saluto, un migliaio di “ma quanto sei cresciuto!” degli educatori attoniti che non possono dimenticare di aver visto questi sarcastici adolescenti di due metri essere prima dei tondi bambolotti, e infine si giunge a questo corale sospiro di sollievo, “avevamo tutti un gran bisogno di Rousseau” – è questo sentimento che anima i nostri ritrovi; la vita comunitaria sarà difficile ma ogni volta contiamo i giorni mentre aspettiamo il prossimo momento da poter passare assieme.

Il treno ci aspetta, e con un ponte contiamo i presenti, bambini che come da prassi lo eludono e ci fanno rifare la conta sei volte, preadolescenti e adolescenti, non manca nessuno!

Sui sedili i ragazzi si dividono naturalmente per turno, approfittano dello spostamento perché sanno che arrivati al campo il grande gruppo avrà la meglio su ognuno di loro; i bambini invece iniziano già a staccarsi dai coetanei o alla peggio dalla gamba del monitore per andare a rintanarsi sotto l’ala degli adolescenti, instaurando un ciclo di giochi e piccole torture vicendevoli che solo questa vasta gamma di età è in grado di far fiorire. Arriviamo in stazione tutti interi, solo qualche sedicenne fiacco nello spirito causa l’oltraggio di essersi lasciato pseudo-bullizzare da un branco di seienni, e possiamo incamminarci verso la nostra terza casa, la base scout di Cassano d’Adda: gelida, artica, una grossa e stupenda cella frigorifera nel bel mezzo di un’oasi naturale verdissima abitata da coniglietti e scoiattoli, che vivono indisturbati, ignari di questo corpo collettivo che sta per portare scompiglio; perché i Rousseau rispettano sì tutte le creature, ma potete scommettere che siano rumorosi! Povere bestiole, saranno inseguite nel migliore dei casi dai bambini, nel peggiore invece da Diana, amata monitrice, cuoca, ma soprattutto carnivora fino al midollo. Ed è proprio lei ad accoglierci con la merenda, e sfamati i giovani ci dividiamo nelle stanze. i piccoli con ben tre monitori che avranno il piacere e l’onore di metterli a letto con storie e una decina di interminabili canzoni di Guccini (funzionano sempre); i ragazzi in quasi completa autogestione.

Nel pomeriggio abbiamo realizzato il cartellone delle corvée, la posta e un paio di laboratori, il tutto condito da un ameno sottofondo musicale di basso e chitarra elettrica portati da un paio dei nostri più carichi (in termini di bagagli) adolescenti.

Attorno alla deliziosa cena di Diana, nascono i primi dibattiti e soprattutto gli attesi racconti dei turni, ma il gossip cede il posto ai giochi di conoscenza serali, inizialmente accolti da ciò che tutti gli educatori sognano – sbuffi e occhi al cielo – ma infine apprezzati e partecipati da tutte le età.

Il secondo giorno abbiamo fatto assemblea e un gruppo è partito all’avventura in quel di Cassano, con tutto lo stupore dei monit* abituati ai turni bambini, che non si aspettavano di poter lasciare girare i ragazzi in autonomia per il paese; l’altro gruppo si è buttato in piscina.

Il pomeriggio si presta a ciò che i ragazzi meglio credono, mentre una delle bambine spinta in uno slancio di partecipazione attiva si cimenta nella scrittura della presentazione del turno bimbi per il nostro sito.

Una cena con delitto organizzata dalle nostre piccole drammaturghe della Toscana ha chiuso la serata.

L’ultimo giorno conclude il weekend con una novità assoluta: il pranzo con i genitori, nel quale abbiamo visto tante facce nuove, presentato in anteprima il nuovo sito delle Officine ricevendo numerosi pareri e consigli, e soprattutto fatto vedere uno scorcio di turno ai genitori, che hanno imparato dai loro stessi figli come facciamo le corvée e come questi incontri, col vantaggio delle diverse fasce d’età a contatto, creino dei veri esempi di partecipazione a questa nostra comunità educante.